Isolabona


© foto: archivio della Provincia di Imperia

 

Isolabona si protende su di una lingua di terreno alla confluenza tra il torrente Nervia ed il rio Merdanzo, che scende dalla valle di Apricale.

La distanza da Dolceacqua è minima, salendo a monte.
Un luogo strategico per il Marchesato di Dolceacqua, un luogo caro ai Doria signori locali.
Loro, dal XIII secolo, hanno voluto la fortificazione e lo sviluppo del borgo. Il castello guarda ancora l’abitato, con la sua monumentale torre rotonda. Un luogo incantato che accoglie ogni anno un singolare festival dedicato al suono dell’arpa.

E il visitatore, in ogni stagione, coglie l’aspetto discreto delle strade interne, gli stretti “carrugi”, che si aprono nella piazza principale, ove si può giocare alla pallapugno, con regole particolari.

Qui si affaccia la chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena, devozione di collegamento provenzale, l’oratorio di Santa Croce, una loggia medievale, una sequenza di palazzi ragguardevoli che chiude l’ambiente, lasciando il passo a stretti portici e alla discesa verso la fontana di origine quattrocentesca.

Acqua, dunque, per un servizio pubblico realizzato come a Taggia o in centri del basso Piemonte, forse per mano di scultori ticinesi.
Acqua, nel vicino torrente, scavalcato dal ponte principale e fiancheggiato da molini e frantoi convertiti al servizio del turista: ristoranti, alloggi, botteghe per i prodotti rinomati del posto, a partire dal vino Rossese.

Appena fuori l’abitato, due presenze religiose presentano la loro storia.
La chiesa di San Giovanni Battista, ora presso il cimitero, ricorda il primo insediamento locale. La popolazione si sarebbe poi trasferita al riparo del castello. Il santuario di Nostra Signora delle Grazie, sulla sponda destra del Nervia, ha un aspetto rinascimentale. Dall’interno all’esterno si leggono dipinti murali, conclusi nel portico da un enigmatico Albero di Jesse, ricco di figure di Profeti e di motivi vegetali.

 

 

 

 

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